“E' stata proprio una giornata faticosa. Semifinale di Champions. Significa sempre gran lavoro. Significa sempre molte telefonate al Pizza Express e quindi molte corse con il mio motorino. Perché agli altri corrieri piace guardare la partita e a me non dispiace racimolare qualche euro in più.
Finalmente una bella doccia e poi il letto.”
Erano ormai le 1.30 passate quando finalmente Antonio poté sdraiarsi sul suo letto. Gli altri inquilini erano ancora fuori a far baldoria per la vittoria, ma ad Antonio quello sport proprio non interessava. Il suo sogno era mettere da parte un po' di soldi e comprarsi il motorino nuovo, e poi vedrai quante pizze avrebbe portato.
Si sdraiò sul letto, neanche fece in tempo ad infilarsi sotto le coperte che già Morfeo lo aveva rapito.
“Terra!” Eccolo il grido che aspettavamo da mesi. “Terra!” Quella terra sognata da mesi e ormai quasi insperata, finalmente si faceva trovare. E subito scoppiò la festa. Bottiglie di spumante, salve dei cannoni. Anche il comandante lasciò in coperta il suo sguardo severo per lasciarsi andare alla felicità di quella vittoria.
Calammo l'ancora e poco dopo eravamo già sulle lance per raggiungere la terra ferma che distava poche centinaia di metri.
Arrivati in spiaggia, qualcuno si lasciò cadere su quella sabbia così bianca, la baciavano... forse qualcuno la mangiava proprio. Io mi diressi dal comandante che subito ordinò una perlustrazione della zona e la creazione di un primo accampamento per la notte.
Gonzales ci ordinò di controllare la foresta e individuare alcuni posti per montare la guardia per la notte.
“Se troviamo qualche indigeno?”
“Se è armato, sparategli!”
E ne trovammo, armati di sole lance e frecce, con strani dipinti in volto. Seguimmo l'ordine del comandante, poi montammo la guardia.
Le 8, la sveglia, l'università. L'esame di matematica incombeva. Un cornetto e un cappuccino e via in biblioteca a studiare e a... dare votazioni alle belle avvocatesse che facevano a gara a vestirsi alla moda.
Finalmente una bella doccia e poi il letto.”
Erano ormai le 1.30 passate quando finalmente Antonio poté sdraiarsi sul suo letto. Gli altri inquilini erano ancora fuori a far baldoria per la vittoria, ma ad Antonio quello sport proprio non interessava. Il suo sogno era mettere da parte un po' di soldi e comprarsi il motorino nuovo, e poi vedrai quante pizze avrebbe portato.
Si sdraiò sul letto, neanche fece in tempo ad infilarsi sotto le coperte che già Morfeo lo aveva rapito.
“Terra!” Eccolo il grido che aspettavamo da mesi. “Terra!” Quella terra sognata da mesi e ormai quasi insperata, finalmente si faceva trovare. E subito scoppiò la festa. Bottiglie di spumante, salve dei cannoni. Anche il comandante lasciò in coperta il suo sguardo severo per lasciarsi andare alla felicità di quella vittoria.
Calammo l'ancora e poco dopo eravamo già sulle lance per raggiungere la terra ferma che distava poche centinaia di metri.
Arrivati in spiaggia, qualcuno si lasciò cadere su quella sabbia così bianca, la baciavano... forse qualcuno la mangiava proprio. Io mi diressi dal comandante che subito ordinò una perlustrazione della zona e la creazione di un primo accampamento per la notte.
Gonzales ci ordinò di controllare la foresta e individuare alcuni posti per montare la guardia per la notte.
“Se troviamo qualche indigeno?”
“Se è armato, sparategli!”
E ne trovammo, armati di sole lance e frecce, con strani dipinti in volto. Seguimmo l'ordine del comandante, poi montammo la guardia.
Le 8, la sveglia, l'università. L'esame di matematica incombeva. Un cornetto e un cappuccino e via in biblioteca a studiare e a... dare votazioni alle belle avvocatesse che facevano a gara a vestirsi alla moda.
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